Aia del Tufo » Itinerario » Lago di Bolsena e l’isola Bisentina

IL LAGO DI BOLSENA ANTICO CENTRO DEL MONDO (25 km dall’Agriturismo Biologico Aia del Tufo)
Tra tutti i laghi europei di origine vulcanica quello di Bolsena è il più esteso. Le potenti eruzioni, spesso caratterizzate da violente esplosioni all’interno delle molte bocche del complesso vulcanico Volsino hanno causato lo sprofondamento di un’area di 270 km, la cosiddetta Caldera, che è andata progressivamente colmandosi grazie a piogge e sorgenti (alcune termali). Questi profondi sconvolgimenti vulcanici hanno forgiato non solo l’attuale bacino lacustre e le due isole che ne emergono, ma soprattutto lo splendido territorio dei tufi che dalle sponde del lago si estende nella Tuscia e nei territori di Pitigliano e Sorano. Il Tufo, il Nenfro e il Peperino sono le rocce vulcaniche che ancora oggi documentano il passaggio degli antichi popoli italici, in particolare gli etruschi, che del lago di Bolsena fecero il proprio santuario a cielo aperto, centro della dodecapoli e sede del Fanum Voltumnae, tempio della Dea madre, a cui fa seguito la successiva romanizzazione dell’area e la sovrapposizione di un culto patriarcale.
Gli antichi Thirseni hanno fondato numerose città, in particolare Volsinii, che sorgeva presso l’attuale città di Bolsena, di cui restano parte dell’acropoli, ampi tratti di mura e grandi necropoli sparse sul territorio. Anche Visentum, nei pressi di Capodimonte, era un centro di notevole importanza, famoso per le ceramiche e le calzature, distrutto e ricostruito più volte viene progressivamente abbandonato nel 1800 a causa della malaria. Sono ancora ben visibili grotte, coppelle, vasche e uno splendido colombaio direzionato verso la Bisentina e sotto il livello del lago i resti del porto. Ma i fondali del lago nascondono molti altri tesori: relitti, rovine, palizzate e misteriose costruzioni: le cosiddette “Aiole”, grandi torri di pietre ammassate che risiedono in quattro punti dell’area lacustre. La più grande Aiola è quella del Gran Carro (dove attualmente sono in atto nuove campagne di scavi) che si trova tra i resti di un esteso insediamento villanoviano di notevole importanza, accanto a un antico tracciato stradale (strada di Amalasunta) che collegava l’isola Martana alla terraferma. Numerosi templi di origine etrusca sorgono sulle colline intorno al bacino lacustre, come quello di Monte Landro (S. Lorenzo Nuovo), mentre diverse necropoli, templi e chiese cristiane sorgono sulla sponda orientale, nei pressi della via Francigena, importante strada di pellegrinaggio che da Canterbury attraversa l’Europa fino a Roma. Anche le due isole, la Martana e la Bisentina, abitate fin dall’età del bronzo hanno ricoperto ruoli sacrali, la seconda in particolare è ammantata di misteri esoterici e segreti arcani. Da alcuni connessa a uno degli ingressi segreti della la mitica Agharti, città inaccessibile del mondo sotterraneo. Considerata dagli antichi come “l’ombelico dell’Etruria”, la Bisentina si estende per soli venti ettari, ma racchiude un vero paradiso naturalistico formato da giardini all’italiana e boschi mediterranei. Vi sorgono sette chiese dai rimandi alchemici e nelle viscere dell’altura che domina l’isola (monte Tabor) si apre il pozzo della “Malta Papale”, un antico luogo di culto ipogeo, riadattato durante i secoli ecclesiastici a prigione per eretici. Qui venne incarcerato a vita nel 1295 l’abate di Montecassino Angelario e nel 1299 il gran maestro Templare Raniero Ghiberti. Nel 1400 l’Isola passa sotto la dominazione dei Farnese fino alla caduta del ducato di Castro, quando torna alla camera apostolica, che ne fa la residenza estiva dei Papi. Anche l’isola Martana ha vissuto vicende analoghe: ricoperta da boschi di lecci e olivi, durante le invasioni saracene ha ospitato la popolazione locale che vi ha costruito un piccolo borgo, poi abbandonato. Oltre ad aver accolto i resti di Santa Cristina, l’isola è legata alla storia di Amalasunta, figlia del re Ostrogoto Teodorico. Divenuta regina per via della giovane età del figlio, viene uccisa nel 535 per volere di Teodato, duca di Tuscia e suo cugino. La morte della giovane causa una guerra tra Goti e Bizantini e secondo la leggenda Amalasunta isolata sull’isola avrebbe portato con se il proprio tesoro, che secoli di ricerche non lo hanno mai ritrovato. Una terra piena di fascino e mistero che ancora oggi rispetta tradizioni e riti propiziatori di origini pagane, come i Misteri di Santa Cristina (Bolsena) o la Barabbata (Marta). Ricorrenze religiose molto antiche, che pur riadattate ai canoni cristiani mantengono vivo il profondo legame tra la gente del luogo e le antiche divinità delle acque, che da sempre donano i loro frutti, in particolare il Coregone, pesce comune nelle acque del lago, ma senza dimenticare le Anguille, ricordate anche da Dante nel Purgatorio, legate all’insaziabile papa Martino IV che le annegava nella Vernaccia.

di Luca Federici

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