Aia del Tufo » Itinerario » Le vie cave tra Sorano, Sovana e Pitigliano

Parlare di civiltà Etrusca suscita all’istante un interesse per il mistero e un profondo desiderio di accedere a conoscenze arcane, purtroppo perdute. Generazioni di archeologi hanno contribuito a dissipare molti dubbi che già affascinavano gli storiografi greci e romani, e tuttavia restano ancora incerte le origini e le conoscenze degli Etruschi, popolo che amava la vita senza temere la morte, volutamente estirpato dalla memoria comune. Molti accademici seguono la teoria dell’ autoctonia degli antichi Tyrseni, molti altri si rifanno ad Erodoto e alla provenienza dalle coste dell’Asia Minore dei mitici Pelasgi, popolo del mare che, raggiunte le sponde tirreniche e il lago di Bolsena, ha portato con se un antico culto matriarcale e grandi conoscenze (la cosiddetta Etrusca Disciplina) che hanno contribuito a plasmare Roma e il mondo così come lo conosciamo. Tra le più affascinanti opere di ingegneria sacra etrusca si collocano le titaniche vie Cave etrusche nella terra dei tufi. Nel triangolo Pitigliano, Sorano, Sovana, cui si aggiunge la Zona di Ischia di Castro, sono state identificate diverse decine di tagliate tufacee. Alcune (alte più di venti metri) hanno proporzioni spettacolari e conservano iscrizioni etrusche, simboli di ogni epoca (dalla svastica alla croce cristiana), necropoli, fonti, edicole ed eremi rupestri. Progettate da antichi geomanti, forse per collegare i tre mondi o per sfruttare il potere elettrostatico della terra, hanno successivamente funto per millenni (fino alla metà del 900) da uniche vie di accesso alle città del tufo per eserciti, uomini e muli, di cui le impronte restano immolate sui tracciati. Tra felci e muschi un particolare microclima si è creato tra le alte e strette pareti delle vie Cave. A confermare la funzione sacrale di questi orridi artificiali è la costante presenza di necropoli etrusche, come nei tracciati rupestri del Cavone, San Sebastiano, Poggio Prisca, San Rocco e del Gradone. Possiamo immaginare il percorso della tagliata come una strada maestra, una via verso il regno degli inferi, di cui ogni anima possedeva l’accesso (i Dromos, corridoi da cui si accede ai sepolcri, non sono di per se delle piccole Vie Cave “a misura d’uomo”?. La presenza di acque sorgive e di forti elementi naturali rafforzano la sacralità delle tagliate rupestri, soprattutto quella di San Giuseppe a Pitigliano, dove raggiunta la fonte dell’Olmo, si ascolta un religioso silenzio rotto dal fragore dell’acqua che sgorga dalla bocca di un Sileno; un luogo questo dove una qualche ninfa deve abitare per forza. Ma prima di tutto le Vie Cave sono luoghi dell’anima per chi le attraversa, possiedono una forte energia tellurica e le alte e strette pareti sembrano rendere il cielo più vicino. Non è certo un segreto il forte magnetismo che questi luoghi emanano, attirando da sempre a se individui dotati di particolare sensibilità (la cosiddetta calamita). Le pietre non hanno età, dice il poeta, perciò è assai difficile datare l’origine delle vie Cave, e di altre opere, come ad esempio l’osservatorio astronomico di Poggio Rota (Pitigliano); che gli stessi etruschi potrebbero aver ereditato da una civiltà precedente.

di Luca Federici

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